La celebrazione con i Gruppi di Preghiera

la concelebrazione eucaristica

In questi giorni si parla dell’Indonesia per lo Tsunami e i terremoti, ma sono su isole distanti dalla nostra. La popolazione, comunque, è molto sensibile e solidale con coloro che stanno soffrendo.

D’altra parte, bisogna dire che questo è un popolo segnato dalla sofferenza, sia per motivi climatici sia per le violente manifestazioni di terrorismo che hanno segnato questi luoghi. Mi sono domandato spesso, venendo qui, cosa significasse per questi credenti vivere in una situazione così segnata dalla croce. I loro volti, il modo di vivere la loro fede, la tenerezza e l’affetto di cui ci circondano sono la risposta migliore.

il segno di riconoscimento dei membri del Gruppo di Preghiera Komonitas Sahabat Padre Pio di Jakarta

In questi giorni la chiesa è piena di persone che pregano con noi, ascoltano le catechesi. Sabato mattina un film dibattito su Padre Pio con circa due ore di domande; sabato sera una celebrazione a dir poco emozionante. Il Gruppo di Preghiera vestiva la propria divisa, nelle classiche camice indonesiane, ricche di colore, e disegnate apposta per loro: sulle spalle un tau e l’immagine di Padre Pio, lungo i bordi delle camice, in inglese, “pray, hope , and don’t worry” (prega, spera e non preoccuparti), le parole di Padre Pio che sono diventate lo slogan di molti Gruppi di Preghiera, soprattutto del mondo inglese.

Conoscevo già i canti liturgici indonesiani, perché quando frequentavo il Collegio Internazionale San Lorenzo di Roma c’erano un gruppo di frati di questa terra che studiavano lì, tra loro anche l’attuale parroco di Jakarta, padre Damiano. Erano di una delicatezza e di un’armonia straordinaria: sabato sera ho potuto riascoltare quei suoni, una grande assemblea in cui tutti cantavano, partecipavano alla liturgia con profonda devozione e raccoglimento.

Il momento più emozionante è stato il bacio della reliquia: persone in fila arrivavano davanti alla pezzuola del sangue di Padre Pio, e restavano un momento in silenzio e in venerazione. Qui non baciano la reliquia, restano religiosamente a distanza, molti arrivano all’altare a piedi scalzi, gli anziani si commuovono, qualcuno ricorda i viaggi a San Giovanni Rotondo, altri parlano dei genitori o di sacerdoti che lo hanno conosciuto e sono venuti qui. Anch’io vorrei ricordare un apostolo di questi Gruppi, il nostro confratello padre Ermelindo, che nonostante l’età e la malattia che ormai lo stava colpendo crudelmente, non aveva fino all’ultimo fatto mancare la sua presenza.

È notte e il jet lag si fa sentire, ci prepariamo alle messe. Oggi, lunedì 15, partiremo per Medàn; una cosa è certa, Padre Pio ci ha fatto un grande regalo; con padre Nicola non facciamo altro che ringraziare il Signore per questa esperienza meravigliosa di fede e di accoglienza.

Padre Luciano

Fra Nicola Monopoli benedice i bambini della comunità parrocchiale di Jakarta

Fra Nicola scrive: Prima della benedizione finale i bimbi che sono stati amorevolmente intrattenuti in un altro ambiente per non disturbare la celebrazione vengono fatti entrare nell’assemblea e ricevono una benedizione speciale tutta per loro…Il sacerdote che presiedeva ha dato a me l’onore di farlo. Oltre ad essere un momento di profonda tenerezza mi è sembrato anche di grande saggezza.