In nomine Jesu: il ministero episcopale di Mons. Michele Castoro tra eredità e speranza

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PRESENTAZIONE di  Monsignor Luigi Renna

Vescovo di Cerignola-Ascoli Satriano

Amministratore Apostolico di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo

Chiamato ad amministrare l’Arcidiocesi sorella di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo, ho accompagnato il cammino del Convegno Nazionale dei Gruppi di Preghiera di Padre Pio, dopo la scomparsa dell’amato mons. Michele Castoro.

Un sentimento di profonda riconoscenza ha, in qualche modo, reso meno dolorosa la sua assenza dal Convegno Nazionale al quale lui non ha mai voluto mancare, così come ha fatto per i Convegni Regionali dei Gruppi, ove – nei limiti del possibile – non è venuta quasi mai meno la sua presenza.

La parola riconoscenza è in effetti quella che ho raccolto dalle tantissime testimonianze di coloro che sono intervenuti: ognuno di loro aveva un ricordo, ripeteva una parola amica, ricordava l’assicurazione di una preghiera che mons. Castoro aveva fatto.

Le tracce del lavoro di mons. Castoro sono evidenti nel mondo dei Gruppi di Preghiera di Padre Pio e se anch’io ho tanti motivi per ricordarlo ed essergli riconoscente, vorrei in questo momento dirgli il mio grazie per la testimonianza di servizio e abnegazione che ha lasciato. Il motto del suo episcopato ne sintetizza l’esistenza e il ministero, lo stile essenziale di ogni suo servizio: In nomine Jesu. Vivere e agire nel nome del Signore Gesù è un’eco delle parole di San Pietro allo storpio che chiedeva l’elemosina alla porta Bella del Tempio di Gerusalemme: «Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, àlzati e cammina!» (At 3,6) La ricchezza di mons. Castoro veniva da quello che egli era capace di trasmettere nel Nome del Signore. La carica della sua umanità, anzitutto, perché attraverso di essa è giunta a noi la salvezza in Cristo, e attraverso l’incarnazione di sentimenti di bontà e di accoglienza passa ogni annuncio del Vangelo. E poi il senso di una carità che permette ai fratelli di rialzarsi e lasciarsi alle spalle ogni male che rattrappisce e blocca sentimenti e gesti. Infine l’agire in Cristo che è una sola cosa con l’agire in quella Chiesa nella quale il Signore opera e raggiunge l’umanità, attraverso i doni della Sua Grazia, la Parola, i Sacramenti, la testimonianza di Santi come Pio da Pietrelcina.

È con lo spirito di chi testimonia il radicamento in Cristo di mons. Castoro che desidero presentarvi il lavoro di queste due giornate che ci hanno visti insieme a lodare il Signore, ma anche a riflettere su un mondo, quello giovanile, che non è un fiore bellissimo, parallelo alla nostra realtà, ma è parte integrante di una chiesa che è visibile nel tempo, in ogni età ed in ogni ambiente sociale ed economico.

La meditazione di padre Luciano Lotti, Segretario Generale, fatta la sera del 15 giugno, per ricordare l’anniversario della canonizzazione di Padre Pio, ha sostanzialmente aperto il Convegno, invitando tutti a condividere quella paternità di Dio che nella nostra preghiera chiamiamo “Abba”, Padre.

Il giorno dopo, all’inizio dei lavori un interessante intervento del Vice-direttore Generale, il dottor Leandro Cascavilla, ci ha dato la misura di quella presenza straordinaria che sono i Gruppi di Preghiera: in un mondo che trova tanta difficoltà a dare il giusto valore all’interiorità e alla presenza di Dio, questi fratelli e sorelle sono i grandi testimoni di una fedeltà che non ha confini né etnici, né religiosi.

Il ricco intervento del dottor Domenico Crupi ha poi dato il LA al Convegno, aprendoci al senso della carità di Padre Pio, ma anche alla continuità che ogni giorno viene espressa tra le mura del suo ospedale. Lo stupore dei presenti per i progressi fatti e i risultati ottenuti, sono il segno sia di quella ricchezza interiore che da sempre accompagna coloro che operano in Casa Sollievo, ma anche della costante provvidenza che giunge da tanta parte del mondo, ed in particolare dai Gruppi di Preghiera. E, in questa cornice, la presenza di papa Francesco, che ha evidenziato come la realtà più preziosa di Casa Sollievo sia “la carne viva di Cristo”, i nostri fratelli sofferenti più piccoli.

La mattinata si è conclusa con l’intervento tanto atteso del prof. Andrea Riccardi, fondatore della Comunità Sant’Egidio. Non so se il suo sia stato più un intervento magistrale o una lunga e profonda meditazione che ci ha avvicinati ad una preghiera “attiva”, fatta di silenzio, fede, ma anche testimonianza. È stato bello che un laico, impegnato nel sociale come il dottor Riccardi, abbia ricondotto i Gruppi di Preghiera di Padre Pio alla loro vocazione primogenita: quella di far scaturire la pace e l’impegno apostolico dal colloquio interiore con Dio.

Il pomeriggio del primo giorno di Convegno i giovani hanno preso la parola raccontandoci in un prisma di esperienze molto diverse tra loro, ma legate tutte dalla spiritualità di Padre Pio, il loro modo di essere presenti e vivere la spiritualità dei Gruppi.

Mi sia consentito, a questo punto, ringraziare di cuore mons. Angelo Spina, arcivescovo di Ancona, che al mattino seguente in un brillante e magistrale intervento e, poi, presiedendo l’eucarestia, ci ha offerto le coordinate per una pastorale giovanile che non sia “apertura ai giovani”, ma consapevolezza della loro presenza e del loro impegno nella chiesa e nella nostra società.

Le conclusioni del convegno affidate a padre Luciano Lotti hanno spinto i Gruppi a guardare con coraggio e fiducia al domani, nella piena consapevolezza di essere i custodi di quel carisma fatto di preghiera, carità e offerta generosa di se stessi che caratterizza la loro spiritualità.

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