Il messaggio di Padre Franco Moscone per una quaresima di serenità

È giunta ieri dalla Conferenza Episcopale Italiana la decisione di rispettare a pieno il Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri nel quale si è stabilito di sospendere sul territorio nazionale, a livello preventivo, tutte le cerimonie religiose: fino a venerdì 3 aprile non potrà, quindi, essere più celebrata l’Eucarestia alla presenza di fedeli: «si tratta di un passaggio fortemente restrittivo – cita il decreto CEI – la cui accoglienza incontra sofferenze e difficoltà nei Pastori, nei sacerdoti e nei fedeli». Già negli scorsi giorni, molte parrocchie delle diocesi presenti nelle “zone rosse” si sono mobilitate ad attivare, con ogni mezzo, la trasmissione in streaming della Santa Messa e tantissime se ne aggiungeranno nei prossimi giorni.
Certo, non irrilevante è lo scontento dei tanti fedeli che si sono visti privati, in questo delicato periodo quaresimale, della preghiera domenicale comunitaria, ai quali però è stata garantita l’apertura delle chiese per la preghiera personale.

Il nostro Direttore Generale e Arcivescovo, Padre Franco Moscone, nella celebrazione vespertina tenuta ieri nella Cattedrale di Manfredonia, ha voluto lasciare un messaggio, che accompagni e guidi i fedeli in questo periodo quaresimale caratterizzato dall’emergenza sanitaria del Covid-19.

Carissimi, cogliamo questa occasione per imparare cosa significa quaresima, esodo, deserto. Nella quaresima di quest’anno forse può entrare, ancor di più, nella nostra carne e nella nostra vita l’esperienza del deserto: è un percorso non voluto e difficile, ma è un percorso che può portarci alla salute fisica e alla salvezza. La prima virtù del figlio dell’uomo è l’obbedienza al Padre, tutte le altre virtù dipendono da questa e hanno senso unicamente in questa.
È quanto abbiamo ascoltato nel Vangelo di oggi (Mt 17,1-9) in quella voce che veniva dal cielo: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo».
Obbediamo e  non sentiamoci soli, ma solidali. Se saremo solidali in tutto, passerà questo momento e faremo Pasqua. Le chiese resteranno aperte alla preghiera personale, segno della presenza e della vicinanza del Signore in mezzo a noi, vicino a noi anche in tempo di Coronavirus, che ci tocca con il suo amore, con il suo cuore e ci parla. Da questa esperienza dovremmo uscire tutti rispondendo alla domanda “cosa ci hai insegnato, Padre?” e se ci hai insegnato a essere solidali avremmo fatto i passi più grandi nella riforma e nella società.
Fratelli e sorelle, non abbiamo paura a dire di si a quanto ci viene chiesto, sentiamoci responsabili gli uni degli altri, di tutti, e avremo una chiesa più limpida ed evangelica e una società più forte.
Che il Signore ci benedica e ci permetta di camminare quest’esodo quaresimale 2020 e ci porti alla vera esperienza di Pasqua.