Nel 104° anniversario della sua venuta

Nel 1906, dieci anni prima dell’arrivo di Padre Pio da Pietrelcina a San Giovanni Rotondo, Lucia Fiorentino, sua futura figlia spirituale, ebbe – quella che lei stessa definì – una visione immaginaria, che riportò nei suoi cenni autobiografici scritti nel 1929: «vidi nella visione un albero di smisurata grandezza nell’atrio del nostro convento dei cappuccini e sentii una voce che mi diceva: “Questo è il simbolo di un’anima che ora è lontana e verrà qui; farà tanto bene in questo paese”»[1]. Se in un primo momento la giovane Lucia pensò si trattasse di un sacerdote a quel tempo in formazione fuori sede, nel 1923 quella visione le fu spiegata da Gesù stesso che in sogno le disse «quell’albero è Padre Pio, che venuto da lontano è radicato al convento per volontà di Dio»[2] sotto la cui ombra migliaia di persone cercarono, e tuttora cercano, rifugio e spirituale ristoro.

Il 28 luglio 1916, il ventinovenne Fra Pio – affaticato fisicamente dalla calura di Foggia presso il cui convento risiedeva dal mese di febbraio – si recò per la prima volta nella vicina San Giovanni Rotondo in compagnia di Fra Paolino da Casacalenda. In pochi giorni le sue condizioni di salute migliorarono notevolmente. Rientrato nel convento foggiano di Sant’Anna, fu nuovamente dolorante e senza forze così, il 13 agosto 1916, chiese a Padre Benedetto, suo padre spirituale, «una carità, e tanto più vengo a chiederla, in quanto Gesù mi costringe. Egli mi dice che bisogna sollevare un po’ il fisico per tenermi pronto ad altre prove, le quali egli vuole assoggettarmi. La carità che desidero da voi, padre mio, è di mandarmi a passare un po’ di tempo in San Giovanni, dove Gesù mi assicura che starò meglio. Vi prego di non negarmi questa carità»[3]. 

Così accadde che il 6 settembre di quello stesso anno Padre Pio si trasferì nel piccolo paese garganico. Si sarebbe dovuto trattare di un breve soggiorno volto principalmente a risollevare la cagionevole condizione di salute del giovane frate, ma la sua permanenza nella cella numero 1 del convento dei cappuccini di San Giovanni Rotondo durò ben 52 anni. Sino al 23 settembre 1968, giorno della sua nascita al cielo.

Si occupò fin dal principio della guida spirituale dei suoi confratelli e di tanti fedeli che quotidianamente gremivano le celebrazioni eucaristiche nella piccola chiesetta di Santa Maria delle Grazie. San Giovanni Rotondo fu per Padre Pio quel luogo sicuro dove poter trascorrere la sua giovane e tormentata esistenza. Amava le sue strade, la sua frescura estiva, la sua gente.

Nell’agosto 1923, nei giorni in cui vi era la minaccia di un trasferimento del Padre per volere del Santo Uffizio, il frate scrisse a Francesco Morcaldi, all’epoca sindaco del paese: «io ricorderò sempre codesto popolo generoso nelle mie povere preghiere, implorando per esso pace e prosperità e quale segno della mia predilezione, null’altro potendo fare, esprimo il desiderio che, ove i miei superiori non si oppongano, le mie ossa siano composte in un tranquillo cantuccio di questa terra»[4]. Fu accolta dal popolo sangiovannese come dedica d’amore a questo “Monte Santo”.

[1] Epistolario III, Edizioni Padre Pio, San Giovanni Rotondo, 2010, p. 470
[2] Ivi, p. 471
[3] Epistolario I, Edizioni Padre Pio, San Giovanni Rotondo, 2010, p. 798
[4] L. Peroni, Padre Pio da Pietrelcina, Borla, Roma, 1991 p. 318

Padre Pio e centinaia di fedeli in preghiera presso la Via Crucis

1923: il popolo sangiovannese e l’amore per Padre Pio

Giunse il 5 luglio 1923 la comunicazione ufficiale del Sant’Uffizio di sospendere ogni attività di Padre Pio e in pochissimi giorni circolò tra i fedeli la notizia di un imminente trasferimento del frate. La reazione del popolo sangiovannese fu così descritta:

Picchetti di fedelissimi, armati di asce, bastoni, e anche fucili, si alternano di giorno e di notte sulle strade del convento e attorno a esso. Dall’alto del terrazzo del palazzo comunale una vedetta scruta l’orizzonte pronta a tirare la funicella della sirena d’allarme nel caso di movimenti sospetti. Si organizza un gruppo di arditi pronti ad intervenire.
Nel pomeriggio del 10 agosto 1923, ricorrenza dell’ordinazione sacerdotale del padre, avviene un fatto clamoroso. Un giovane muratore del paese, proprio mentre il padre sta impartendo la benedizione eucaristica, gli punta contro una pistola gridando “è meglio che rimanga morto con noi che vivo fuori di qui”. Viene disarmato e tutto finisce così (cfr L. Peroni, Padre Pio da Pietrelcina, Borla, Roma, 1991 p. 317).

Due giorni dopo Padre Pio scrisse al sindaco Morcaldi: «i fatti svoltisi in questi giorni mi hanno profondamente commosso e mi preoccupano immensamente perché mi fanno temere che io possa essere involontariamente causa di luttuosi avvenimenti per questa mia cara cittadina. Però se è stato deciso il mio trasferimento, io la prego di adoperarsi con ogni mezzo perché si compia la volontà di Dio ed alla quale io obbedirò ciecamente».