Il tema per il nuovo anno pastorale dei Gruppi di Preghiera di Padre Pio

Padre Luciano Lotti

La difficile situazione che stiamo attraversando, in seguito alla pandemia da coronavirus, tra le altre cose non ci ha permesso di convocare il Convegno Nazionale nel mese di luglio, durante il quale era ormai tradizione che venisse presentato il tema di formazione per il nuovo anno.
La riflessione del 2019-2020 sulle «Operazioni dello Spirito Santo» ha messo in evidenza come il Signore arricchisce la nostra vita interiore attraverso le virtù, ma ci ha anche consegnato quella responsabilità di sentirci una Chiesa aperta alle necessità umane e spirituali dei nostri fratelli. Per questo motivo sembra logico e consequenziale offrire una riflessione – in sintonia con il cammino della Chiesa Italiana – sulla missione che abbiamo tutti di annunciare il Vangelo. Per questo motivo è stata scelta come tema delle catechesi per il 2020-2021 un’espressione presa da una lettera di Padre Pio a Margherita Tresca: «Devi avere sete della salute dei tuoi fratelli».

 

Una santa amicizia
Margherita Tresca è un anno più piccola di Padre Pio, nasce a Barletta nel 1888. Conosce sin da ragazza padre Benedetto Nardella, il direttore spirituale di Padre Pio, probabilmente perché il frate si recava nella sua città per predicare. È lui a presentarla a Padre Pio che sin dal 1915 intrattiene con lei una corrispondenza epistolare, dalla quale si deduce che i due vivono un’esperienza mistica molto profonda.
Nel gennaio del 1919 è costretta a fuggire di casa per assecondare la sua vocazione alla vita religiosa: entrerà nel monastero delle suore Brigidine di Roma, dove c’era già la sorella di Padre Pio. Tra le mura del monastero, oltre alle prove ordinarie che possono caratterizzare la vita religiosa, sperimenta tutto il tormento di quella desolazione dello spirito, che il Signore permette per suscitare nelle persone un desiderio sempre maggiore di amarlo e di vivere eternamente con lui. In una lettera del 15 aprile 1919 confida a Padre Pio: «…E quale olocausto? d’una purificazione attiva e passiva che brucia, scarnifica, strazia, riduce, assottiglia, annienta, esclude e dà morte; senza remissioni di sorta, fino all’istante del supremo comando. Non mi dilungo: è Passione la mia, Padre; di quella più inconscia, che esclude ogni notizia ed intesa, mentre agisce; e l’anima lo sa, senza potersene dar niuna ragione, né percezione alcuna. Fiat!».
Padre Pio, che per esperienza personale conosceva bene questo stato d’animo, non si lascia confondere dal linguaggio insieme misterioso e desolato della figlia spirituale; la invita a fidarsi di Dio, della parola di chi la guida e soprattutto a far sì che questo tormento interiore diventi occasione di purificazione e di offerta a beneficio degli altri. Così il 26 aprile le risponde: «Continua pure tu a gridare coll’apostolo: “Io porto nel mio spirito e nel corpo la mortificazione del Signore nostro Gesù Cristo” perché è il gemito ormai il più consentaneo al tuo spirito. Ovvero: “Sono con Cristo confitto con lo spirito alla croce” sino a quando dovrai ripetere: “Nelle tue mani, raccomando il mio spirito”». (Epist. III, p. 220)
Non crediamo che queste parole riguardino solo i mistici; quella che Padre Pio propone è la presa d’atto nei confronti di un battesimo che tutti abbiamo ricevuto, ma che spesso viene ritenuto un lasciapassare verso l’eternità che non guarda a sufficienza l’immagine alla quale veniamo conformati con quel sacramento: il battesimo ci rende immagine di Cristo, di quel Gesù che è stato crocifisso e a quale assomigliamo proprio nei momenti della prova e della sofferenza.
Contrariamente a quanto può sembrare, la vita cristiana non include la croce, non ha, cioè, come obiettivo, vederci soffrire per andare in cielo. Gesù invita a prendere la propria croce (non quella che vi viene data, ma quella che purtroppo incontriamo nella nostra esistenza) e a guardarla come ha fatto Gesù: è uno strumento di redenzione. «Chi mi vuol seguire, prenda la sua croce e mi segua», usi cioè la mia croce per dare forza al suo cammino.

 

La missione di Margherita
Dalle notizie storiche e dal contesto della lettera, ci accorgiamo che Margherita Tresca era già in cammino sulle orme di Cristo e aveva sperimentato quanto la croce la avvicinasse a lui. Padre Pio – che ci era passato – intuisce bene che in questa situazione il desiderio di stare eternamente con Gesù, spinge il mistico a desiderare la morte. E allora propone alla figlia spirituale lo stesso cammino che aveva fatto lui. Proprio in quel periodo il frate da poco stimmatizzato, che per tanto tempo aveva chiesto di morire e aveva invitato le figlie spirituali e pregare perché il Signore lo prendesse con sé, scrive a padre Benedetto che ormai ha compreso la sua missione: restare su questa terra per essere al servizio dei fratelli. A questo punto si rivolge a Margherita e la coinvolge in questa sua missione: «So purtroppo che vorresti accelerato il momento di pronunziare quest’ultima frase; ma poi dire, figliuola mia, il Consummatum est?”. A te forse pare di sì, a me no. La tua missione non è ancora compiuta e più che essere assorbita in Dio, devi aver sete della salute dei fratelli: Sitio. Anche lassù può continuarsi l’opera di mediatore; ma secondo il modo umano di intenderci i santi sembra che s’interessino delle altrui miserie più quando stanno in terra».

 

Il missionario conforme a Cristo Gesù
Mi sono dilungato nello spiegare il contesto di questo brano perché così possiamo comprendere bene il senso del tema che quest’anno padre Franco Moscone, il nostro direttore generale, ci propone per la nostra formazione spirituale. Già papa Benedetto XVI espresse un concetto, ripreso più volte da papa Francesco: la missione del cristiano non è proselitismo, bensì attrazione. Tante volte, anche noi sacerdoti, facciamo dei discorsi molto belli, anche convincenti, ma lo stile di vita e – diciamolo pure – la bellezza della nostra fede non traspare. Il cristiano è una persona come gli altri: ama, soffre, piange, fa festa, lavora e si diverte; c’è però una sorta di DNA che viene inciso in noi col battesimo che ci fa vivere tutte queste cose con quella serenità e quell’equilibrio che viene dal Vangelo.
La fretta di “raccogliere” credenti rischia di trasformarci in manager della pastorale, facendoci dimenticare che siamo apostoli alla sequela di Gesù che porta la croce. Lo stridente attaccamento alla vita di tutti i giorni emerge proprio quando dovremmo quasi essere distaccati da ogni cosa e aspirare solo al cielo. Proviamo a confrontarci con Padre Pio, con Margherita Tresca: in loro il bisogno di incontrare Cristo era prevalente, per questo il nostro santo “attraeva”, suscitava conversioni e spingeva ad una vita nuova. Era la sua vita che era convincente.
La parole di Padre Pio: «devi aver sete della salute dei fratelli», non nascono da una statistica che denuncia la drammatica diminuzione delle persone che vengono a messa, ma dalla com-passione che lui aveva per Cristo. Questa com-passione era insieme soffrire con lui, ma soprattutto condividere la sua ansia per la salvezza dei fratelli. Ed è impensabile condividere la stessa ansia, se prima non c’è un rapporto di amore totale ed esclusivo.

 

La preghiera del cuore
Quest’anno le nostre riflessioni ci aiuteranno a fare questo salto di qualità: occorre trasformare la nostra preghiera che è già quantitativamente encomiabile, in una preghiera qualitativamente più intensa, occorre che diventi una preghiera sempre più meditata e affettiva.
Senz’altro ci siamo posti degli obiettivi, vorremmo coinvolgere, anche occasionalmente, altri fratelli e sorelle nella nostra preghiera; occorre aprirci proprio a chi non prega, a chi per tanti motivi ha difficoltà a partecipare all’Eucarestia domenicale, a chi ha una storia personale per cui non può vivere appieno la vita sacramentale; per tutte queste persone l’attrazione, l’invito ad una preghiera che ci ha cambiati nel quotidiano, che ci ha resi sereni e più aperti alla speranza sarà fondamentale.
Ogni catechesi cercherà di aggiungere un piccolo mattone alla nostra vita spirituale, per renderci sempre più com-passionevoli con Cristo ed aspirare insieme a lui alla salvezza delle anime.

 

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